Quali debiti si trasmettono agli eredi
Nel momento in cui decede un soggetto, sia che questi abbia fatto testamento, sia che non lo abbia fatto, tutti i suoi debiti passano agli eredi: in altre parole, le obbligazioni lasciate dal cosiddetto de cuius (colui che è passato a miglior vita) vengono ripartite tra coloro che hanno acquistato una parte di eredità in proporzione alle rispettive quote. Questo implica, per come vedremo a breve, che il creditore non possa chiedere l’intero pagamento a un solo soggetto (regola della responsabilità solidale), ma deve rivalersi nei confronti di ciascun erede in base alla quota da questi accettata (responsabilità parziaria).
Peraltro, nel caso in cui il creditore sia il fisco, valgono regole parzialmente diverse, a partire da quella secondo cui le sanzioni non si trasmettono mai agli eredi. Ma procediamo con ordine.
Quando si parla di debito ereditario si intende quello lasciato dal defunto al momento della sua morte. Esso comprende sia la somma capitale, che gli eventuali interessi, il cui maturarsi continua dopo la morte del debitore [1].
Un esempio di debiti ereditari sono le spese condominiali maturate, le bollette per le utenze non pagate (anche se l’immobile è rimasto disabitato), le imposte, il mutuo stipulato in vita dal defunto e le relative rate scadute e non versate.
Anche la fideiussione si trasmette agli eredi, i quali, subentrando nel rapporto con gli stessi poteri che spettavano al defunto, possono recedervi solo nei modi e nelle forme in cui il diritto di recesso avrebbe potuto essere esercitato dal de cuius e sono perciò obbligati, in mancanza di recesso, all’adempimento pro quota della obbligazione fideiussoria anche in relazione ai debiti contratti dal soggetto garantito dopo la morte del fideiussore.
I coeredi devono pagare i debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che vi sia un testamento che disponga diversamente. Pertanto in caso di successione di più eredi, questi sono tenuti al pagamento dei debiti ereditari personalmente in proporzione delle rispettive quote ereditarie. Ciò significa che il creditore non può chiedere l’intera prestazione ad uno solo dei coeredi non sussistendo tra essi un rapporto di solidarietà.
Viene comunque fatta salva la possibilità per il defunto di stabilire, nel proprio testamento, quote di ripartizione dei debiti differenti. In tale caso non viene seguito il principio della divisione pro quota. In altre parole il de cuius può aver espressamente previsto che i coeredi rispondano dei debiti ereditari solidalmente tra loro.
Se uno degli eredi paga più della quota da questi ottenuta può chiedere agli altri eredi la restituzione di quanto da lui versato al creditore.
Tali regole sono espresse in modo molto chiaro dal codice civile [2].
Il creditore può fare causa anche solo contro uno degli eredi senza l’obbligo di citare anche gli altri. Tuttavia la sentenza varrà solo per chi è stato parte nel processo [3].
L’unico modo per non ereditare i debiti del defunto è quello di rinunciare all’eredità. Tale scelta può essere compiuta entro 10 anni dall’apertura della successione. Tuttavia se l’erede era nel possesso anche di uno solo dei beni del defunto, il termine è più breve: egli deve, entro 3 mesi, effettuare l’inventario e, nei 40 giorni successivi, scegliere se accettare o meno l’eredità. Il mancato rispetto di tali termini comporta l’accettazione pura e semplice dell’eredità.
In alternativa alla rinuncia all’eredità, l’erede – che non abbia chiaro il quadro dei debiti e del patrimonio del defunto – potrebbe optare per l’accettazione con beneficio di inventario (anch’essa da farsi entro gli stessi termini visti per la rinuncia e con la medesima eccezione sopra vista). Questo comporta che tutti i creditori non potranno pignorare il patrimonio personale dell’erede, ma solo i beni da questi ottenuti con la successione.
Leggi anche “Come non ereditare i debiti dei genitori”.
Anche per i debiti fiscali vige il principio di responsabilità pro quota degli eredi (così, per esempio, per l’imposta di registro [4]).
Naturalmente il fisco non può avanzare alcuna pretesa nei confronti del soggetto privo della qualità di erede, cioè del soggetto che abbia espressamente rinunciato all’eredità.
Fonte: La legge per tutti