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Gli sms possono essere prova del tradimento. lo dice la Cassazione


Non c’è bisogno di dimostrare il congiungimento carnale tra il proprio coniuge e l’amante per dimostrare il suo tradimento e, quindi, addebitargli la colpa della fine del matrimonio: si può ottenere la separazione e il divorzio «con addebito» anche semplicemente con l’sms sul cellulare come prova. Il messaggino inviato dall’amante è una dimostrazione che può essere acquisita dal giudice per fondare la colpevolezza del coniuge infedele. È quanto chiarito dalla Cassazione con una recente sentenza [1] che, certo, offre un importante chiarimento in ambito di litigi tra coniugi. Secondo la corte, la violazione dell’obbligo di fedeltà, desumibile da alcuni sms amorosi pervenuti sul cellulare del marito, giustifica l’addebito quando si pone come causa della crisi coniugale.

Quando il giudice, nella causa di separazione o divorzio, decide se attribuire o meno l’addebito a uno dei due coniugi (ossia la responsabilità per la fine del matrimonio) è chiamato a verificare chi dei due abbia colpa per la sopravvenuta intollerabilità della convivenza. E sicuramente un sms “equivoco” può decretare la fine di quella fiducia che deve esserci tra marito e moglie. Dunque, non è tanto il rapporto fisico a giustificare la richiesta di addebito, ma il semplice fatto che la convivenza sia venuta meno all’esito della scoperta del messaggio hot.

Una volta stabilito che gli sms sono prova del tradimento, il problema si sposta su un altro fronte: come impossessarsi del cellulare del coniuge senza violarne la privacy e come portarlo al cospetto del giudice. È proprio questo, in verità, lo scoglio principale. A dir il vero, si è affermata una giurisprudenza secondo cui la lettura del cellulare del coniuge non è illecito se questi lo lascia per casa, alla mercé del proprio partner (leggi Reato leggere email, sms e messaggi dal cellulare altrui? e Infedeltà, sì alla prova degli sms). Infatti il rapporto di coniugio e di conseguenza implica una limitazione della sfera della riservatezza derivante dalla condivisione degli stessi spazi. Non si può insomma invocare la lesione della privacy se non si custodisce il proprio telefonino in un ambiente riservato. Certo, strappare di mano lo smartphone del coniuge può integrare il reato di violenza e, in tal caso, l’acquisizione della prova sarebbe illegittima.

Resta ancora il dubbio di come dimostrare l’esistenza dell’sms sul cellulare del coniuge e il relativo testo. Questo perché la testimonianza del soggetto tradito è certamente inammissibile nella causa che lo riguarda. A meno che il contenuto del messaggino non sia stato letto anche da un’altra persona, che potrà essere chiamata a testimoniare (così superando il problema), bisognerebbe essere in grado di fare una fotografia al display e produrla in giudizio, ma anch’essa sarebbe una prova “meccanica” facilmente smontabile.

Insomma, se in teoria gli sms sono prova del tradimento, nella pratica bisogna fare molta attenzione sui metodi di acquisizione di tale prova (pena, la violazione dell’altrui riservatezza) e alle modalità con cui il testo di tale sms viene portato in causa.


Fonte: La legge per tutti

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