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Vendita cellulari on line a metà prezzo. Rischia anche chi acquista!!!


A rischiare per la vendita di cellulari su internet a metà prezzo non è solo chi offre al pubblico i prodotti, ma anche chi acquista. Questo perché si tratta di una condotta che può integrare, a seconda dei casi, il reato di ricettazione o quello di incauto acquisto. Insomma, l’affare non è né per il venditore né per chi compra (Cass. sent. n. 1821/17).

Vendere un cellulare su internet a un prezzo molto più basso di quello di mercato, addirittura di oltre la metà, e poi non consegnarlo all’acquirente, non integra un semplice illecito contrattuale (sanzionabile con la restituzione del prezzo e l’eventuale risarcimento del danno), ma il delitto di truffa. È vero: il codice penale, per poter parlare di «truffa», richiede non solo l’inadempimento della prestazione, ma anche la presenza di comportamenti classificabili come «artifici» e «raggiri»; ma, in questo caso, gli artifici e raggiri consistono proprio nell’aver reso oltremodo allettante l’offerta, facendo credere all’acquirente che si tratti di un affare irripetibile. Questo principio è stato affermato già due volte dalla Cassazione negli scorsi giorni [1]. Ma cosa rischia invece chi compra un cellulare a metà prezzo, almeno da un punto di vista penale? La soluzione interviene di nuovo dalla Cassazione con una sentenza pubblicata poche ore fa [2].

Secondo la Suprema Corte, chi acquista cellulari online a metà prezzo rischia una incriminazione o per «ricettazione» o per «incauto acquisto». Tutto dipende dal grado di consapevolezza con cui si è avvicinato all’affare. In particolare si configura:

  • incauto acquisto (o, anche detto «acquisto di cose di sospetta provenienza» [3]) in caso di mancata diligenza nel verificare la provenienza della merce;

  • ricettazione [4] nel caso in cui l’acquirente, pur sospettando che si possa trattare di merce rubata, accetta il rischio. Il reato scatta quando non si sa spiegare l’origine del possesso.

In buona sostanza, la differenza si gioca sul piano della consapevolezza, presente solo nel secondo caso, che il prodotto potrebbe essere rubato, consapevolezza che può derivare anche solo dal fatto che un prezzo tanto basso non sarebbe altrimenti praticabile sul mercato.

Il codice penale sanziona a titolo di incauto acquisto «chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per la entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato». La pena è l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda non inferiore a euro 10.

Scatta invece la ricettazione nei confronti di chi, per ottenere un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare». In tal caso la pena è la reclusione da due ad otto anni e la multa da euro 516 a euro 10.329.

Secondo la Cassazione, chi acquista cellulari online a metà prezzo risponde del reato di ricettazione e non di acquisto di cose di sospetta provenienza se non sa fornire una spiegazione attendibile dell’origine del possesso.

In altre parole, se l’acquirente ha «consapevolmente» accettato il rischio che l’oggetto sia di illecita provenienza si ha la ricettazione; invece se l’acquirente si è limitato a una semplice «mancanza di diligenza nel verificare la provenienza della cosa» si ha l’ipotesi dell’acquisto di cose di sospetta provenienza.


Fonte: La legge per tutti

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