Che diritti ha chi va al Pronto Soccorso?
Chi si rivolge al Pronto Soccorso viene visitato e curato a seconda dell’urgenza del proprio caso: l’ordine di arrivo non conta, quindi. Nel dettaglio, viene seguita una apposita procedura di accoglienza chiamata Triage: il paziente trova, al suo arrivo, un infermiere professionale che, dopo aver proceduto a raccogliere tutti i suoi dati, ne valuta accuratamente i sintomi e gli attribuisce un codice-colore, diverso a seconda del livello di gravità del suo problema. Sulla base di quel codice, si stabilisce con che priorità egli potrà accedere alle sale visita.
Poiché, dunque, il Pronto Soccorso è un servizio dedicato alle urgenze e alle emergenze sanitarie, non bisogna abusarne. In questo articolo, vediamo quando andarci e quali sono i diritti di chi va al Pronto Soccorso.
Il Pronto Soccorso serve in casi di emergenza. Non lo si deve scambiare per un “sostituto” del medico di base né come un “porto sicuro” di fronte a un qualsiasi piccolo malessere: un lieve mal di pancia, qualche linea di febbre, una piccola ferita che si risolverebbe semplicemente con cerotto e disinfettante rendono il viaggio al Pronto Soccorso non solo inutile ma anche dannoso per chi ha davvero bisogno e si trova in condizioni critiche reali. Pertanto, si deve rivolgere al Pronto Soccorso:
una persona che si trova in pericolo di vita;
una persona che ha bisogno di cure in tempi brevi altrimenti potrebbe andare incontro a rischi per la propria salute;
una persona che ha subito un trauma o che manifesta sintomi acuti che le impediscono di svolgere le sua normali attività.
Al contrario, non ci si deve rivolgere al Pronto Soccorso:
per evitare liste di attesa nel caso di visite specialistiche non urgenti;
per farsi compilare ricette;
per un controllo a fronte di una situazione non urgente;
se non si trova o non si vuole contattare il proprio medico curante;
per ottenere prestazioni che potrebbero essere erogate presso servizi territoriali (medico di famiglia, poliambulatori, guardia medica);
per comodità, per abitudine, per evitare il pagamento di ticket.
I diritti del paziente che va al Pronto Soccorso si possono riassumere in otto punti fondamentali:
diritto alla presa in carico: significa che il paziente, indipendentemente dalle urgenze già presenti e dai sintomi – anche lievi – che dice di avere, ha diritto a ricevere trattamenti adeguati e ad essere indirizzato, nel minore tempo possibile, verso le strutture più appropriate. In parole povere, la visita gli deve sempre essere garantita anche se si tratta del tipico “malato immaginario”;
diritto alla dignità personale: ogni paziente ha il diritto a non subire riduzioni della dignità personale dovute a strutture inadeguate, carenze strutturali e tecnologiche o comportamenti arbitrari. Facciamo in esempio: una donna ha mal di denti. Non è fortissimo ma non riesce a prendere sonno e prova fastidio. Preferisce farsi visitare subito piuttosto che aspettare il giorno successivo per andare dal suo medico e decide di correre in Pronto Soccorso. L’infermiere che la accoglie non deve attaccarla, magari con frasi offensive, solo perché non era indispensabile andare lì. Anche se non è un caso urgente – si tratta di un codice bianco – la donna, dopo le altre urgenze, ha comunque diritto ad essere visitata e curata;diritto alla continuità dei percorsi di cura: il paziente ha diritto a interventi di emergenza o urgenza coordinati con le eventuali cure che già segue e a percorsi appropriati e tempestivi di convalescenza e riabilitazione. Ad esempio, se un uomo va al Pronto Soccorso perché ritiene di essere stato colpito da un infarto e dice di prendere la pillola per la pressione alta, il medico, dopo aver risolto l’emergenza, dovrà prescrivergli una terapia che tenga conto di questa informazione;diritto alla prevenzione delle emergenze evitabili: è un diritto ricco di significati e ci dice, in sostanza, che ciascuno di noi non deve trovarsi nelle condizioni di dover approfittare del Pronto Soccorso per rimediare a un servizio di cura disorganizzato e insufficiente. Se, per esempio, il medico di base è in ferie, quest’ultimo deve trovare e mettere al servizio dei suoi pazienti un sostituto, non costringendoli, in caso di emergenza, a andare in Pronto Soccorso;diritto all’informazione aggiornata e attendibile sulla organizzazione dei servizi di emergenza relativi al territorio di residenza e sulle prestazioni effettivamente disponibili nei diversi centri di pronto soccorso: se una persona ha bisogno di un medico specializzato in ustioni, deve sapere se e quale ospedale nella sua zona disponga di un centro ustioni o, in alternativa, di uno specialista;diritto alla competenza a seconda delle singole esigenze e patologie;diritto alle sei ore: ogni individuo ha diritto a permanere in Pronto Soccorso per un tempo minimo indispensabile e, comunque, non oltre le 6 ore che, in condizioni ottimali, sono di solito il tempo sufficiente perché venga inviato tempestivamente al reparto più appropriato per le cure. Al fine di garantire la sicurezza del paziente, sono esclusi dalle 6 ore i casi in cui sono necessari trattamenti di stabilizzazione in condizioni critiche ed i trattamenti in osservazione breve intensiva;diritto all’attuazione della Carta dei diritti al Pronto Soccorso: è una specie di codice che contiene l’indicazione di tutti i diritti di cui sono titolari i pazienti e che le istituzioni – nazionali, regionali e ospedaliere – dovrebbero attuare.
Abbiamo detto che, nel momento in cui una persona arriva in Pronto Soccorso, scatta una procedura di accoglienza specifica, il Triage. Si chiede al paziente o a chi lo accompagna quali sono i sintomi che manifesta e, a seconda di quanto emerge da questo primo colloquio informativo, gli viene assegnato un codice-colore che serve, in sostanza, per stabilire la priorità di accesso:
codice rosso – emergenza: il paziente viene ritenuto in imminente pericolo di vita, perciò medici del Pronto Soccorso intervengono immediatamente, anche sospendendo le altre attività in corso; ad esempio, pensiamo a un infarto violento o a un paziente vittima di un incidente con un’emorragia interna in corso;
codice giallo – urgenza: il paziente viene ritenuto in potenziale pericolo di vita; in pratica c’è il rischio che funzioni vitali importanti siano compromesse (respiratoria, cardiocircolatoria, neurologica). L’intervento viene garantito in tempi brevi: si pensi a una donna all’ottavo mese di gravidanza che avverte contrazioni intense ma non fortissime; se è necessario far nascere il bambino, la si visiterà in tempi stretti;
codice verde – urgenza differibile: non sussiste pericolo di vita, perciò il paziente potrà essere visitato anche a distanza di ore (dopo eventuali codici rossi e gialli) perché le funzioni vitali non sono in pericolo; pensiamo a un paziente con dolori all’addome, dovuti magari a un’indigestione o a colui che si è ustionato al mare per aver preso troppa tintarella;
codice bianco – non urgenza: si tratta di quei pazienti che non si sarebbero dovuti recare in Pronto Soccorso, ben potendo rivolgersi al medico di famiglia o alla guardia medica. Il paziente viene assistito comunque, dopo i casi più urgenti e per quanto di competenza: si pensi a una persona che va al Pronto Soccorso per un semplice mal di gola;
sono previsti, poi, percorsi di accesso per particolari condizioni di fragilità, come per esempio il codice rosa a supporto delle vittime di violenze o il codice argento per le persone anziane.
Per conoscere i tempi di attesa, in alcuni casi, il Pronto Soccorso è dotato di un monitorin sala che permette di visualizzare, nel rispetto della privacy, codici assegnati/numero di persone in attesa di visita e altre informazioni. Si può anche consultare il sito internet delle strutture regionali.
Fonte: La legge per tutti