Reddito zero! Interrogativi e riflessioni del nostro amico Luca sul Reddito di Cittadinanza
Cari amici, il nostro "amico Luca" ha colpito ancora. Ci pone innanzi a una serie di quesiti e di riflessioni sul tema del Reddito di Cittadinanza. Non aggiungiamo altro e vi auguriamo una buona lettura e ringraziamo di cuore il nostro caro amico Luca.
"Giorgio è un bravo impiegato delle Poste da oltre venti anni. Ha sempre lavorato nello stesso ufficio e nello svolgimento solerte delle proprie mansioni, ha sviluppato una profonda conoscenza dei clienti e del territorio. A suo dire il reddito di cittadinanza, almeno nel suo quartiere e nel suo micro mondo, sta beneficiando tre categorie di persone: papponi, prostitute, evasori totali. Sarà vero? Sicuramente no, però qualcosa non mi torna. A Napoli si è appena conclusa la tragica protesta di due operai licenziati che si sono asserragliati per tutto il week end pasquale sul campanile della madonna del Carmine. Loro, e questo è vero, in quanto licenziati nel 2018 non possono percepire il reddito di cittadinanza nel 2019. Il caso è abbastanza surreale: licenziati, perché molto sindacalizzati, nel 2016. Reintegrati, su decisione del tribunale di Napoli, hanno percepito per due anni reddito, senza essere effettivamente ricollocati nelle mansioni di lavoro. Ri-licenziati (perdonate il gioco di parole) nel 2018 su decisione della Corte di Cassazione. Adesso devono, oltre a vivere senza lavoro, restituire i due anni di stipendio percepiti e non possono accedere al reddito di cittadinanza. Caso limite, direte. Marcello invece ha il padre pensionato e campa di lui e su di lui. Ha quaranta anni e ha presentato domanda per avere il reddito di cittadinanza non tanto per percepire un guadagno, quanto per accedere alla lista delle persone che, se assunte, portano significativi sgravi fiscali alle aziende. Proprio così: era in parola per essere assunto da una ditta che si occupa di logistica. Il proprietario gli ha chiesto di presentare domanda per il reddito, per poi assumerlo con delle agevolazioni. Niente da fare per Marcello, avendo il padre pensionato, il reddito familiare lo esclude dal reddito di cittadinanza e, essendo escluso, il padrone non lo assume più. Altro caso limite, direte. Nino, invece, un lavoro lo aveva. Era un vetrinista nella Milano da bere di qualche decennio fa. Cosa fanno oggi i vetrinisti è chiaro: le grandi catene hanno quegli interni e le piccole attività ne fanno a meno. Il reddito di Nino è scivolato verso lo zero ed ha chiuso la sua attività. Ha quasi sessanta anni. Non ha pensione. Non ha potenzialità di riciclarsi e, brutto da dire, non ha più molta energia. Lui è stato escluso del reddito perché, siciliano di nascita, ha avuto in eredità una casa in un piccolo paese della cinta dell’Etna. Uno di quei paesi drammaticamente spopolati, dove il valore reale delle case è decisamente più basso di quello catastale. Per intenderci, negli ultimi dieci anni non ha avuto una proposta d’acquisto neanche a tremila euro. Ma, carta canta, anche lui è rimasto a mani vuote. Mimmo, invece, non è riuscito nemmeno a presentare la domanda. E’ stato direttamente “bocciato” dal ISEE perché sono risultati dei movimenti finanziari a suo nome. Ma che sono queste voci di bilancio? Debiti, semplicemente debiti non pagati in quanto non può pagarli. E’ disoccupato da anni. Però, per presentare la domanda, bisogna avere l’ISEE e per averlo bisogna presentare i conti.
Provate voi ad andare dal un vostro creditore arrabbiato e farvi fare le certificazioni. Si devono ridare i dati, il telefono, il domicilio e riportare a galla qualcosa che, si preferisce, lasciare alle spalle. Una cosa è non pagare perché non si vuole, una altra è perché non si può. Lo dice anche il Padre Nostro: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Una società evoluta non deve saper fare anche questo? Daniela fa la dog sitter a nero, ma ha una partita Iva come grafica. Effettivamente ogni tanto lavora, ma sempre di meno e sempre con minore guadagno. Anche lei è esclusa. Avrà ragione il mio amico impiegato alle poste che sostiene che i beneficiari sono persone non bisognose? Quello che mi sento di confermare è che chi è povero lo è perché in difficoltà. Elementare. Essere in difficoltà, aldilà delle responsabilità personali, significa avere dei “casini”. Residenze fittizie, domicili precari, debiti bancari, licenziamenti, fallimenti, convivenze forzate… Ma, mi chiedo, chi ha elaborato questa legge è partito da questo assioma? Una normativa che tende a burocratizzare qualcosa che è difficilmente “burocratizzabile”, non finisce per peggiorare la situazione? Creare posizioni di vantaggio: persone che percepiscono un reddito e che diventano appetibili al mercato del lavoro in quanto portatori di bonus fiscali, contro persone che, già incasinate di loro, finiscono ancora più ai margini della società".
Via Foria 130 - Napoli
studiolegalenelsociale@gmail.com