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Costretti a circolare! Del nostro amico Luca


Il nostro "amico Luca" ci fa sorridere e riflettere con un nuovo racconto che ha voluto scrivere per noi, intitolato COSTRETTI A CIRCOLARE. Una storia ironica e leggera con un significato molto importante. Dalla proposta di superare il tradizionale concetto di "rifiuto" all'importanza di vivere la nostra vita quotidiana innescando e sollecitando processi di sana circolarità.


Buona lettura!!!!


COSTRETTI A CIRCOLARE

Costretti a circolare Amico Luca Il buon Mimmo è un uomo di mezza età. Ultimamente e con una certa frequenza fa un sogno: l’incontro erotico con una nana. Mimmo, con grande imbarazzo, si è recato nella tabaccheria di Piazza Mercato ed ha tentato, con l’aiuto della tabaccaia e dei presenti, di decifrare e trasformare il tutto in una equazione vincente. La prima cosa che ha stupito il nostro eroe è che nessuno dei giocatori attribuiva un valore erotico al sogno. Tutti hanno traslato la cosa su un lato prettamente politico. La nana è un simbolo di esclusione e andava bilanciata con un numero simpatico. Il 33 per i suoi richiami religiosi e matematici è stato il primo selezionato. L’orizzontalità del rapporto andava invece elaborata come simbolo di inclusione sociale e, in quanto tale, identificata nel 2 e nel 9. Ecco quindi il terno secco da giocare sulla ruota di Napoli. Un euro investito, 4400 potenzialmente vinti o un euro perso. Mimmo, invece, colto da un raptus di imprenditoria lineare ha voluto inserire un altro numero ed ha giocato ambo, terno e quaterna su tutte le ruote. Vincite meno sostanziose, ma più probabili. L’indomani, con un certo sarcasmo, la tabaccaia gli ha segnalato e consegnato la vincita di 1 euro e 91. centesimi. Che fare? L’euro giocato era tornato eticamente al suo titolare. Il centesimo era evaporato nel PIL nazionale e i novanta centesimi andavano investiti nuovamente. Ma come? Mimmo si è recato risoluto in un bar della zona, dove viene somministrato uno dei caffè peggiori della città, ma da una delle più belle bariste di Napoli ed ha investito la vincita nella autostima della barista e, forse, sua. Analizzando il comportamento di Mimmo secondo i principi della economia circolare la sua condotta è stata quasi esemplare. Ha condiviso e riso di una sua stranezza con il territorio. Ha investito una cifra equa nella operazione. Ha contribuito con la sua vincita alla crescita professionale di una barista inesperta ( in fase di riciclo professionale) ed ha, infine, dato a se stesso la possibilità di una accoglienza sociale romantica. “…O che per le mie navi, son quasi chiusi i porti…”, è su quel QUASI che si muove l’urgenza di costruire dinamiche economiche e sociali circolari. Un mantra che dobbiamo ripeterci tre volte a giorno: ogni rifiuto è una risorsa, come ogni scarafone è bello a mamma sua. Sappiano che non siamo tutti belli e che parte dei nostri beni o servizi è destinato all'immondizia. Ma dobbiamo ottusamente ripeterci sempre il contrario. Una vecchia filastrocca scapigliata inneggiava a fare i buchi nella sabbia. Aspettare che la marea li ricoprisse e ripetere l’operazione daccapo. Seguendo una logica di puro profitto risulta inutile, ma la linearità del capitalismo postutto è superata dai fatti. Produce rifiuti che non riusciamo a smaltire e beni che non riusciamo a comprare e che, a loro volta, si trasformano in scarti di produzione e in rifiuti. Questo meccanismo produttivo sta generando miseria e non profitto. Rifiuti umani che abitano un pianeta esso stesso destinato a diventare rifiuto. Sapete che oggi coltivare pomodori può produrre pomodori destinati alla discarica e non al consumo? Non scherzo, è vero. La scarsità delle risorse naturali rende invece necessaria una transizione verso un mondo più sostenibile. Questo implica anche un profondo ripensamento del modello economico attuale e una transizione verso “altri” meccanismi economici. Ognuno di noi è tenuto nel suo comportamento quotidiano ad incidere verso questi obiettivi. Anche nel cuocere gli spaghetti, ad esempio, utilizzando la tecnica che il grande Gualtiero Marchesi chiamava “cottura passiva”. Ossia nello spegnere il gas a metà cottura, rendendo lo spaghetto più buono e riducendo il consumo di energia. Torna vincente quindi l’equazione della tabaccaia di Piazza Mercato: 2-9-33. Il due è l’infanzia, il diritto sacrosanto alla vita, alle opportunità, ad un ventaglio di diritti che si fondono nell'assioma: amo e sono amato. Il nove è l’incontro, la combinazione nell'equilibrio di interessi contrapposti. La identificazione nella sostenibilità e non nel profitto come motore che muove le scelte politiche ed economiche. Il trentatré che per suono, simbolo e bellezza non ha bisogno di una interpretazione analitica. Ma che ci porta ad una conclusione che è quasi filosofica: superare definitivamente la concezione stessa di “rifiuto” sia esso umano o materiale.


Amico Luca



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